La nostra sede
La sede della nostra sezione è “originale ed atipica”. Questo è il giudizio espresso dagli occasionali visitatori che, capitano per la prima volta al CAI in cerca di informazioni sulla montagna, vengono invitati ad un “giro turistico” nei locali dell’edificio. Per comprendere i motivi di tale originalità potrebbe essere interessante conoscere la storia del palazzo e sapere come, attraverso i secoli, si è arrivati all’attuale destinazione d’uso. Una ricerca su tale argomento, completata con un progetto di ristrutturazione, fu eseguita nel 1982 nella tesi di laurea degli studenti Andrea Magni e Alessandro Nucci, oggi apprezzati architetti.
Queste le notizie raccolte in tale accurato e pregiato lavoro.
Le più antiche informazioni relative al palazzo risalgono al 1304e riferiscono della nomina di una commissione incaricata di acquisire al Comune di Fucecchio, costituito nel 1187, un edificio destinato alle riunioni del Consiglio Generale. Le successive notizie pervenute, relative al periodo che va dal 1304 al 1680, sono frammentarie e poco significative: riguardavano prevalentemente lavori di manutenzione, di restauro della loggia e del tetto, più volte pericolanti. Nel 1680 compare una nota spese per rifare “scene guaste” del teatro della comunità, senza che si sappia per certo dove fosse collocato. Certo è invece, che il 20 agosto 1750 il Gonfaloniere concede all’Accademia dei Fecondi, con regia approvazione, lo stanzone del teatro, di braccia 39X19 con tutti gli annessi e connessi, con facoltà di fabbricare, ingrandire, costruire e innalzarvi palchetti intorno alla platea. Numerosi lavori furono eseguiti e costarono all’ Accademia 1000 scudi. Lo svago teatrale dei Fucecchiesi ebbe però vita breve perché nel 1780, esattamente il 29 giugno, il Granduca Leopoldo elevò Fucecchio a Vicariato Maggiore, con giurisdizione su Santa Croce, Castelfranco, Montecalvoli e Cerreto Guidi.
Come sede del Vicario fu indicato il Palazzo Pretorio, che sarebbe stato soggetto ad una serie di ristrutturazioni per adeguarsi alle mutate esigenze. Incaricato del progetto fu l’ing. Anastasio Anastagi, il quale provvide ad eseguire tutte le rilevazioni planimetriche e ad individuare le modifiche necessarie a ricavare gli alloggi del Vicario, per il Notaro Civile, per il Notaro Criminale, per il soprastante delle carceri e per le carceri stesse. Sia la relazione che le piante rappresentano un momento di importanza fondamentale per la storia dell’edificio. Sono questi i primi disegni ritrovati e con essi possiamo avere una completa rappresentazione planimetrica dei due piani, prima dell’esecuzione dei lavori.
Possiamo renderci conto, deducendone le esatte dimensioni, che il portico sulla piazza aveva una disposizione a “L” occupando tutto il fronte al piano terra dell’edificio; che sul retro del palazzo esisteva un’ altra loggia più piccola che permetteva l’illuminazione di un vano centrale. L’ingresso ai piani superiori aveva dimensioni ampie e da esso partivano due rampe di scale contrapposte che portavano una all’abitazione del Potestà e l’altra al grande vano adibito a teatro; corredato di palcoscenico, orchestra, platea e palchetti, occupava la parte centrale del palazzo per tutta la sua profondità e per l’altezza di due piani. Un primo progetto che prevedeva il mantenimento del teatro e l’acquisto di una abitazione attigua, fu respinto dalla Amministrazione Granducale. La seconda proposta progettuale, che poi fu adottata, suggerì l’utilizzo del teatro per ricavarvi sei celle e l’abitazione dei due notari; il portico fu ridotto alle misure attuali; sul retro venne aperto un cortile per l’aria ai carcerati e per l’illuminazione degli ambienti posti a sud.
Il progetto fu approvato il 6 novembre 1780, i lavori iniziati il giorno stesso. Il 24 novembre 1782 venne eseguito il collaudo di fine lavori: era stato previsto di ultimarli in sei mesi ed invece si erano protratti per oltre due anni. Dovevano costare 16.883 lire ed invece ce ne vollero 34.301.
Notizie ancora frammentarie e di poco conto si hanno relativamente al periodo di insediamento delle autorità francesi in Italia. Nel 1814, caduto Napoleone, il palazzo torna ad essere sede del Vicario Regio e nel 1860, con l’annessione al Regno di Piemonte, diviene sede della Pretura. Nel 1883, trasferita la Pretura, diviene Caserma dei Regi Carabinieri che vi rimangono fino al 1954. Nel 1884 viene costruita un uscita segreta che dal cortile delle carceri, attraverso una scala ed uno stretto corridoio, esce nell’attualeVia Soldaini. Le carceri mandamentali sono state abolite nel 1929, ma le celle continuarono ad essere usate dai Carabinieri come celle di sicurezza per tutto il tempo della loro permanenza in quella sede.
Nel periodo successivo, fino all’epoca dei più recenti e consistenti restauri degli anni 70, che interessarono il rifacimento totale del tetto, il palazzo è stato concesso dalla Amministrazione Comunale per dare ricovero momentaneo a famiglie indigenti, sfrattati e senza tetto. Negli anni 90 una parte è stata pregevolmente restaurata per trasferirvi alcune aule del locale Liceo Scientifico; ad oggi numerosi vani sono ancora inutilizzabili e soggetti all’insistente degrado degli agenti atmosferici.
Vittorio Santini